lunedì 31 dicembre 2007

Come le foglie



Come foglie secche, i giorni di questo 2007 sono caduti via. Tutti, uno dopo l'altro.
Ed ecco ora noi, nudi, al freddo, ad aspettare che germogli la vita sulle nostra membra secche. Nuovi giorni, nuove fatiche, nuove sorprese. Gioie, forse.

Ora mi assale l'odore indiscreto del marcio.

Che sia un buon anno.

domenica 30 dicembre 2007

Universo

Parlami dell' Universo,
di un codice stellare che morire non può.
Di anime in continuo mutamento e abbracci nucleari estesi nell' immensità,
dove tu mi stai aspettando adesso.
Dentro a una vertigine che danza,
e ci porta al di là del tempo,
sino a ritornare sulle labbra,
l' incanto è lo stesso, perché niente è cambiato anche se tutto è diverso.
Cantami dell'Universo
di un codice stellare che mentire non può.
Cadono nel vuoto in un momento
miliardi di segnali che accendono l' immensità,
dove tu lo sai che poi mi perdo
dentro a una vertigine che danza,
e ci porta al di la del tempo,
sino a ritornare sulle labbra,
l'incanto è lo stesso, perché niente è cambiato anche se tutto è diverso.
Perché niente è cambiato anche se tutto sembra diverso.
Miliardi di segnali che accendono l'immensità
dentro a una vertigine che danza
e ci porta al di la del tempo
Sino a ritornare sulle labbra l' incanto è lo stesso e tu sei
dentro a una vertigine che danza
e ci porta al di la del tempo.
Dentro a una vertigine che danza, ci porta al di la del tempo

Cristina Donà

martedì 25 dicembre 2007

Omaggio a Charlie Chaplin


"La mia immagine agli occhi dell'uomo della strada? Una figura patetica, malvestita, la bombetta ammaccata, i calzoni con la vita alle ascelle, le scarpe lunghe lunghe e una canna da passeggio: riassume tutta la mia filosofia...Quando le sue speranze, i suoi sogni e le sue aspirazioni si dissolvono nella futilità e nel nulla, lui si stringe nelle spalle e gira i tacchi.Ciò dimostra come tra il riso e le lacrime il passo sia breve, e viceversa."

lunedì 24 dicembre 2007

Letterina a Babbo Natale

Caro Babbo Natale,
lo scorso anno ho saltato la tradizione della lettera perchè sapevo che eri finito dietro le sbarre per quella brutta storia di intercettazioni renne ed elfi. Ma tutto è bene quel che finisce bene...
E ora torno ad esprimere a te i miei desideri.
Innanzitutto, voglio che invece dei cervelli siano le teste di cazzo a scappare dall'Italia.
Bhe, sarebbe una genialata, non credi? Poi vorrei un macchinino per intercettare chi voglio. Oramai è così divertente leggere le conversazioni di tutti che non vedo perchè non possa essere già io a spiare chi mi interessa.

Poi voglio un giardino, sì, un bellissimo giardino, grande, con tanto prato ed alberi altissimi. La vita in città, nella mia pur bella mansarda, a volte la sento stretta.

A proposito di strettezze, ma quel desiderio che ho espresso qualche anno fa? Senti, non è un problemino leggero, ma farmi dimagrire magicamente in una notte credo non sia impossibile. Mica sto chiedendoti la pace nel mondo!

Non chiedo altro. Ti auguro una fredda notte di gelo.

p.s. Se una delle renne schiatta ti presto il mio Oscar, che ha sempre voglia di farsi un giro a far la pipì nei salotti altrui.

domenica 23 dicembre 2007

"La piccola fiammiferaia" di H. C. Andersen

Era l'ultimo giorno dell'anno: faceva molto freddo e cominciava a nevicare. Una povera bambina camminava per la strada con la testa e i piedi nudi. Quando era uscita di casa, aveva ai piedi le pantofole che, però, non aveva potuto tenere per molto tempo, essendo troppo grandi per lei e già troppo usate dalla madre negli anni precedenti. Le pantofole erano così sformate che la bambina le aveva perse attraversando di corsa una strada: una era caduta in un canaletto di scolo dell'acqua, l'altra era stata portata via da un monello. La bambina camminava con i piedi lividi dal freddo. Teneva nel suo vecchio grembiule un gran numero di fiammiferi che non era riuscita a vendere a nessuno perché le strade erano deserte. Per la piccola venditrice era stata una brutta giornata e le sue tasche erano vuote. La bambina aveva molta fame e molto freddo. Sui suoi lunghi capelli biondi cadevano i fiocchi di neve mentre tutte le finestre erano illuminate e i profumi degli arrosti si diffondevano nella strada; era l'ultimo giorno dell'anno e lei non pensava ad altro! Si sedette in un angolo, fra due case. Il freddo l'assaliva sempre più. Non osava ritornarsene a casa senza un soldo, perché il padre l'avrebbe picchiata. Per riscaldarsi le dita congelate, prese un fiammifero dalla scatola e crac! Lo strofinò contro il muro. Si accese una fiamma calda e brillante. Si accese una luce bizzarra, alla bambina sembrò di vedere una stufa di rame luccicante nella quale bruciavano alcuni ceppi. Avvicinò i suoi piedini al fuoco... ma la fiamma si spense e la stufa scomparve. La bambina accese un secondo fiammifero: questa volta la luce fu così intensa che poté immaginare nella casa vicina una tavola ricoperta da una bianca tovaglia sulla quale erano sistemati piatti deliziosi, decorati graziosamente. Un'oca arrosto le strizzò l'occhio e subito si diresse verso di lei. La bambina le tese le mani... ma la visione scomparve quando si spense il fiammifero. Giunse così la notte. "Ancora uno!" disse la bambina. Crac! Appena acceso, s'immaginò di essere vicina ad un albero di Natale. Era ancora più bello di quello che aveva visto l'anno prima nella vetrina di un negozio. Mille candeline brillavano sui suoi rami, illuminando giocattoli meravigliosi. Volle afferrarli... il fiammifero si spense... le fiammelle sembrarono salire in cielo... ma in realtà erano le stelle. Una di loro cadde, tracciando una lunga scia nella notte. La bambina pensò allora alla nonna, che amava tanto, ma che era morta. La vecchia nonna le aveva detto spesso: Quando cade una stella, c' è un'anima che sale in cielo". La bambina prese un'altro fiammifero e lo strofinò sul muro: nella luce le sembrò di vedere la nonna con un lungo grembiule sulla gonna e uno scialle frangiato sulle spalle. Le sorrise con dolcezza.
- Nonna! - gridò la bambina tendendole le braccia, - portami con te! So che quando il fiammifero si spegnerà anche tu sparirai come la stufa di rame, l'oca arrostita e il bell'albero di Natale.
La bambina allora accese rapidamente i fiammiferi di un'altra scatoletta, uno dopo l'altro, perché voleva continuare a vedere la nonna. I fiammiferi diffusero una luce più intensa di quella del giorno:
"Vieni!" disse la nonna, prendendo la bambina fra le braccia e volarono via insieme nel gran bagliore. Erano così leggere che arrivarono velocemente in Paradiso; là dove non fa freddo e non si soffre la fame! Al mattino del primo giorno dell'anno nuovo, i primi passanti scoprirono il corpicino senza vita della bambina. Pensarono che la piccola avesse voluto riscaldarsi con la debole fiamma dei fiammiferi le cui scatole erano per terra. Non potevano sapere che la nonna era venuta a cercarla per portarla in cielo con lei. Nessuno di loro era degno di conoscere un simile segreto!

sabato 22 dicembre 2007

Solstizio d'inverno

Oggi, dopo anni, ho riaperto una finestra, dopo anni che era chiusa, e una pallida luce invernale è entrata nella mia camera. E così ho salutato il mio Natale.

Si, perchè il Natale è la festa della Luce, che le varie religioni hanno declinato nei tanti modi possibili.

Intorno alla data del 25 Dicembre, infatti, quasi tutti i popoli hanno sempre celebrato la nascita dei loro esseri divini o soprannaturali: in Egitto si festeggiava la nascita del dio Horus e di suo padre, Osiride, che si credeva fosse nato nello stesso periodo; nel Messico pre-colombiano nasceva il dio Quetzalcoath e l’azteco Huitzilopochtli; Bacab nello Yucatan; il dio Bacco in Grecia, nonché Ercole e Adone o Adonis; il dio Freyr, figlio di Odino e di Freya, era festeggiato dalle genti del Nord; Zaratustra in Azerbaigian; Buddha, in Oriente; Krishna, in India; Scing-Shin in Cina; in Persia, si celebrava il dio guerriero Mithra, detto il Salvatore ed a Babilonia vedeva la luce il dio Tammuz, “Unico Figlio” della dea Istar, rappresentata col figlio divino fra le braccia e con, intorno al capo, un’aureola di dodici stelle.

Nel giorno del Natale il Sole, che nel suo moto annuo lungo l’eclittica viene a trovarsi alla sua minima declinazione nel punto più meridionale dell’orizzonte Est della Terra, che culmina a mezzogiorno alla sua altezza minima (a quell’ora, cioè, è allo Zenit del tropico del Capricorno) e manifesta la sua durata minima di luce (all’incirca, 8 ore e 50/55 minuti); raggiunto il punto più meridionale della sua orbita e facendo registrare il giorno più corto dell’anno, riprende, da questo momento, il suo cammino ascendente.
Nell'antica Roma, in una data compresa tra il 21 e il 25 dicembre, si celebrava solennemente la rinascita del Sole, il
Dies Natalis Solis Invicti, il giorno del Natale del Sole Invitto.

Dunque, io non riesco a capire perchè questo Natale 2007 sia da vivere in tono minore. Sicuramente avrete notato che in giro i segni tradizionali del natale vanno scomparendo. Quasi fosse un delitto perpetuare una tradizione millenaria. Le solite cicale dicono che rischieremmo di offendere gli "altri". E così via presepi, alberi, cenni a Cristo e ad Angeli vari. In Inghilterra, patria da sempre di queste idee stupidamente all'insegna del politically-correct, hanno addirittura messo in vendita degli scialbi biglietti che dicono "Season greetings": auguri di stagione.

Io rivoglio il mio Natale, pagano o cristiano che sia. Che nessuno me lo tocchi!

venerdì 14 dicembre 2007

giovedì 13 dicembre 2007

There is more fear than hope


Perché gli italiani sono il popolo più infelice dell'Europa Occidentale? Il quotidiano New York Times cerca oggi di trovare una risposta a questa domanda in un lungo articolo in prima pagina che analizza il "malessere" degli italiani.
«Tutto il mondo ama l'Italia, ma l'Italia non si vuole più bene: c'è un senso di malessere generale nel paese». E, per dirla con il neosegretario del Partito democratico, Walter Veltroni, scrive l'autore del pezzo, Ian Fisher, «There is more fear than hope», gli italiani hanno più paure che speranze».

Il New York Timest sottolinea che il "malessere" dell'Italia si estende a tutti i campi: economia, politica, vita sociale. «I problemi che affliggono gli italiani sono in gran parte non nuovi - osserva il giornale - e questa può essere proprio il problema maggiore. L'Italia ha creato la sua maniera di appartenere all'Europa, lottando come pochi altri paesi hanno fatto, con una politica di divisione, una crescita economica irregolare, il crimine organizzato e un senso tenue dello Stato», rileva il quotidiano americano. Il senso di frustrazione nasce anche dal fatto che i vecchi problemi della società italiana continuano a resistere e in alcuni casi si sono aggravati «mentre il mondo esterno continua a correre più rapidamente».

« - osserva il New York Times - Nel 1987 l'Italia aveva celebrato la sua parità economica con la Gran Bretagnaadesso la Spagna, entrata nella Unione Europea solo un anno prima, è sul punto di fare il sorpasso mentre l'Italia è già caduta di nuovo dietro la Gran Bretagna». I dati mostrano una Italia più povera e più vecchia, dove la qualità della vita sta peggiorando, dove aumentano i divorzi e dove il tasso di natalità continua ad essere tra i più bassi d'Europa. Un problema è che alcuni dei punti di forza del paese si stanno trasformando adesso in debolezze. Uno degli esempi più evidenti è quello, in campo economico, delle aziende piccole e medie che, dopo avere avuto per lungo tempo un ruolo di traino, adesso sono sempre più in difficoltà nell'era della economia globale.

Il malessere politico degli italiani è simboleggiato, rileva il New York Times, dalla ascesa del comico Beppe Grillo. Sono diventati best-seller in Italia libri come "La Casta" e "Gomorra" che attaccano il comportamento dei politici. La ricerca della University of Cambridge che ha mostrato che gli italiani sono i più infelici tra 15 nazioni dell'Europa Occidentale esaminate, mostra un collegamento tra fiducia nel proprio parlamento e livello di insoddisfazione di una nazione. I più felici sembrano i danesi (che hanno fiducia al 64 per cento nelle istituzioni), i più infelici sono gli italiani (solo il 36 per cento si fida). L'ex-premier Silvio Berlusconi ha perduto le elezioni per non avere mantenuto le promesse fatte ma il nuovo governo di Romano Prodi non appare come la panacea - osserva il New York Times - Ha deluso fin dalla sua prima scelta: un governo con ben 102 ministri o sottosegretari, un nuovo record negativo.

Il malessere degli italiani si estende anche all'arte: non ci sono più i Fellini, i Rossellini, le Loren. «Il cinema italiano, la sua Tv, arte, letteratura e musica sono raramente considerate all'avanguardia», afferma il giornale. Tra i pochi aspetti positivi c'è il prestigio che continua a circondare il marchio Made in Italy. Ma l'Italia deve stare ben attenta a non seguire il destino della Repubblica di Venezia, una delle città più belle del mondo diventata, dopo la perdita del dominio commerciale, quello che è oggi: «Uno splendido cadavere calpestato da milioni di turisti». L'Italia, immersa nella sua grandezza del passato, costretta a vivere sui turisti anziani che continuano a visitarla, rischia di diventare - conclude il New York Times - la Florida dell'Europa, il paradiso dei pensionati.



Qui l'articolo del NYT
Qui come ci vedono

domenica 9 dicembre 2007

Cult movie #4

Se la mia vita fosse un musical

Se la mia vita fosse un musical credo che, innanzitutto, sarei doppiato. Sì, perchè Natura, tra le altre cose, non mi ha dotato di una gran bella vocina. Perciò magari mi impresterei la voce di qualcuno che ci sa fare.

Bene, detto questo, stabiliamo la location. Catania no. Non chiedetemi perchè, ma un musical ambientato nel profondo sud italiano non mi ispira. Non mi elettrizza. Insomma, preferisco ambientare la mia vita in musical altrove. Un posto a caso. Cazzo, non mi viene in mente alcun posto a caso. Ecco, diciamo che nel Paese di non-troppo-lontano-ma-abbastanza-lontano-dagli-influssi-dialettali-locali abitava un giovane pulzello simpatico e coccoloso. No. No. No.
Diciamo che se la mia vita fosse un musical sarei più depresso di quel che mi costringe ad esserlo la mia vita in prosa. Perciò meglio lasciar perdere.

E invece la mia è una storia di continue delusioni. Sì, una scena dietro l'altra di deludenti addii e improbabili arrivederci.
Un musical qualche musichetta stupida e orecchiabile potrebbe forse rendere meno scontato l'eterno esito di ogni mia situazione. E ancora una volta torna il Natale.

domenica 2 dicembre 2007

"Dire, Fare, Baciare, Lettera, Testamento"

Ed eccomi qui, nominato da Violetta ...

Dire: voglio dire "grazie" alle persone che mi sono state vicino durante quest'anno, che va a concludersi a breve. Un anno complicato, che però è stato superato, penso, dignitosamente. Grazie a quei "pochi ma buoni" (oddio, sto per diventare politically correct!) . Dunque, direi anche un sonoro FANCULO alla mia cattiva stella. Arginerò l'onda.

Fare: innanzi tutto, vorrei viaggiare, andare magari a New York City. Non so bene ancora però se per abitarvi o girarvi qualche giorno da allucinato turista. Ecco, e poi, da fare mi restano i dannati esami del terzo anno di lettere classiche, ma sopratutto LUI: l'esame di LETTERATURA GRECA.

Baciare: la dolente nota. L'ultimo ricordo affettuoso che ho di mia madre è lei che la mattina del mio compleanno mi sveglia con un bacio. E il bacio anche di chi mi lasciava con un arrivederci e che invece era un addio. Confido in un bacio che sia un ti voglio bene, un "ti amerò per sempre".

Lettera: scelgo lei, la ELLE (che deliziosa citazione indiretta per una delle mie più care amiche!). L come libri, che mi accompagnano da sempre ognuno con il loro universo. L come Love, questo assoluto per me finora introvabile, cui tutto verte, cui tutto va. L come lavoro, che spero possa essere per me fonte di realizzazione, di piena soddisfazione. L come... non saprei.

Testamento: io ho fatto testamento per la prima volta appena ho compiuto 18 anni. Sì, penso con naturalezza alla mia morte, ma con angoscia a quel che sarà del mio ricordo e delle mie COSE appena me ne sarò andato. La mia vita di basa sulle cose che ho, che mi circondano, che accumulo. Io sono le cose che ho scelto di avere. Sono molto materialista da questo punto di vista. Da qui l'esigenza di lasciare una "parte" di me a chi ritengo un mio amico. Ed ecco che si spiega così la soluzione per non farmi dimenticare: l'illusione che gli oggetti possano essere il modo per non far perdere di me il ricordo. Magari, se troverò mai l'ispirazione, lascerò un libro, scritto proprio per deliziare quelle generazioni future per le quali oggi spero, in un qualche modo, di essere utile.

Giro l' invito a Loris, Carla, Ale e Liz