E anche lei se n'è andata. E dire che me la seguivo anche su
twitter e non mi sembrava che i suoi fossero gli
ultimi twitti di un cigno dagli occhi viola. No, non ci credo ma l'ho scritto. Beh sì, lei
aveva gli occhi viola, o così i maestri della fotografia americana ci hanno proposto da quando il cinema e la cara Liz entrarono nell'era della pellicola a colori.
Sette mariti, ne lascia due e va a ritrovarne cinque. Ma di questi solo uno era il prediletto, il caro Richard Burton, che sposò due volte. A Roma, ancora se li ricordano ubriachi e incazzati che giravano per gioiellerie in segno di pace. Ma lei non si fece mancare nulla, nè amori impossibili nè amanti à la carte.
Negli ultimi venti anni non ha più girato niente di grandioso, anche se il suo primo film che io ricordi è ovviamente The Flinstones, cui partecipò nelle vesti di una grottesca nonna americana ante litteram. Ma nessuno potrà negarle il merito d'aver consacrato la sua vita al pubblico, da quando dodicenne recitò in "Torna a casa Lassie". Parliamo di due oscar, mica di cippa lippa, del resto.
Quando i suoi migliori amici (primo fra tutti il caro Rock Hudson) cominciarono a morire di Aids lei semplicemente si riciclò in pasionaria della raccolta fondi per la ricerca. Senza fermarsi un attimo.
E quando nel luglio scorso si parlò di un biopic sulla sua vita, lei stessa mise la parola fine alle chiacchiere al riguardo dicendo quanto di più esatto potesse twittare:
"No one is going to play Elizabeth Taylor, but Elizabeth Taylor herself".