venerdì 17 settembre 2010

La frustrazione dei terzi esclusi.


Io amo Sofia Coppola, e ora vi spiego perchè. Pensavo fosse dovuto alle atmosfere bionde e rarefatte de Il giardino delle vergini suicide o alla variopinta pâtisserie parigina sfoggiata in Marie Antoinette. E, invece, penso che il discorso sia un po' diverso.

Riflettevo, poco fa, leggendo le illuminate dichiarazioni del ministro e poeta Bondi-SandroBondi sull'esito poco felice dei film italiani alla mostra del cinema di Venezia. In pratica non hanno preso un cazzo di niente. E, ovviamente, la colpa è dell' "elitario, relativista e snob" Tarantino, presidente della giuria del premio, che ha influenzato gli altri giurati escludendo i poveri filmetti italiani dalla rosa dei premiati. Ma, Sandrino, hai mai visto almeno un film di Tarantino? quel che ci sarebbe a tuo parere di elitario in Kill Bill penso sia un mistero anche per il più illuminato lettore dei tuoi haiku.
Diciamo, piuttosto, come stanno le cose: i film italiani presentati alla mostra sono poco più che esercizietti di stile che poco impressionano una giuria di respiro internazionale. Mancano dell'unica caratteristica da cui un'opera d'arte non può prescindere: non emozionano, magari incuriosiscono, ma niente di più. E' un po' quello che sta succedendo negli ultimi anni anche alla "nuova" letteratura italiana, che presenta un panorama di giovani autori, cosa buona e giusta finalmente, ma che, forse, peccano di poca autorevolezza, dato che i vari editor plasmano le loro opere prime ad hoc, creando dei romanzo perfetti alle vendite e alle premiazioni, ma artificiali, come le tette di una miss. Ogni riferimento a Giordano e alla Avallone è puramente voluto.

E ora torniamo alla cara Sofia. Ok, lei è figlia di cotanto padre e perciò, probabilmente, non ha dovuto vendere l'anima o altro per farsi produrre il primo film. Ma quello che è impossibile non concederle è la sua assoluta e disarmante onestà intellettuale nel creare, scrivendo e dirigendo, film che sono delle opere d'arte coerenti e personali. Qualcuno definisce i suoi film noiosi e un po' boriosi, ma magari gli sfugge che lei abbia chiaro che il punto di forza delle sue opere non sia proprio il ritmo. Lei vuole raffigurare un universo in cui abbiamo languito tutti, e in cui molti di noi ancora si ritrovano: l'impossibilità di crescere, di realizzare una compiuta fuga dall'adolescenza. Lei crea delle opere assolutamente riconoscibili e vince (e non parlo solo di Venezia) proprio perché, in un panorama in cui ogni prodotto culturale (musicale, letterario, cinematografico) tende a una indifferenziata omogeneità, la scena di un suo film inedito difficilmente la potrei confondere con qualcos'altro.

3 commenti:

superlativa ha detto...

Non potrei essere più d'accordo.
Sul parere della giuria a Venezia e sulla cara Sofia.
Alla fine sei andato a vederlo "Somewhere" ?
Domani se riesco vado a vedere "Mangia Prega Ama". * finalmente! *

Liz

la stanza in fondo agli occhi ha detto...

Sono molto d'accordo sulla bravura di S. Coppola, mi chiedo però se a parte i film italiani in concorso quest'anno, non si debba fare una riflessione. Il cinema italiano è spesso a corto di fondi, di qui le tentazioni televisive (vedi "Noi credevamo") o letterarie (vedi "La solitudine dei numeri primi", un film che si spera abbia successo perché il libro ha avuto successo).Celestini però di solito è brillante e credo che il vecchio Quentin non fosse abbastanza dentro l'Italia,il Paese della legge Basaglia, per capirne la sensibilità. Mettiamo pure che è vero che Venezia non deve essere uno spot per i film italiani, ma nn deve neppure deprimerli... E poi nn è un caso se gli Oscar li vincono gli americani, Cannes ha sempre un'occhio sulla produzione francese anche solo per i premi 'secondari' etc....

PS: bentornaro nella Stanza!

Winter Lover ha detto...

#Superlativa: dimmi come ti è sembrato "Mangia prega ama". I need tua recensione! io lo vedrò spero quanto prima... ps. Somewhere l'ho visto in streaming.

#LaStanza: Riflettendoci, hai ragione sulla questione dei festival, che quelli esteri, comunque, valorizzano i film del proprio paese. Effettivamente, il fatto che proprio nessuno, neanche un paio di attori senza dubbio bravi siano stati premiati, mi sembra una scelta un po' troppo radicale, come radicale e anche stupida mi sembra in ogni caso la presa di posizione del ministro. Ad esempio Celestini meritava di più, hai ragione.